I cavalli che calciano sono un pericolo per chiunque sia nelle vicinanze. Vediamo di approfondire l’argomento, cercando di capire le motivazioni e le possibili soluzioni.
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I cavalli che calciano sono piuttosto diffusi ed il problema non è per nulla trascurabile. La forza che essi mettono in questa reazione può essere amplificata dalla presenza dei ferri e quando questi calci arrivano a segno, possono essere devastanti. Non sono rare le notizie di cavalieri gravemente feriti o che perdono anche la vita a causa di un calcio.
Dobbiamo partire dal presupposto che calciare fa parte della comunicazione equina, quindi per un cavallo è un atto del tutto naturale e plausibile. Tuttavia noi non siamo animali con la medesima stazza e resistenza, perciò se un calcio da cavallo a cavallo può avere lievi conseguenze, un calcio da cavallo ad essere umano è un discorso completamente diverso.
I rischi di un equide con questo comportamento scorretto sono numerosi, ad iniziare dalle conseguenze per lo stesso cavaliere che lo accudisce, il quale rischia costantemente di farsi del male. La reazione può ferire anche altri cavalli vicini o compagni di pascolo, o ancora altri cavalieri ignari del problema e che si sono avvicinati. Lo stesso cavallo si potrebbe ferire nell’intento di calciare, colpendo la palizzata del paddock, o incastrandosi con la gamba nella recinzione e via dicendo. È evidente quindi che l’argomento dev’essere affrontato quanto prima, per evitare spiacevoli conseguenze.
Il primo passo per la risoluzione del problema è, come sempre in presenza di un comportamento da correggere, capire la motivazione di questo atteggiamento. Principalmente il cavallo calcia per difendersi da qualcosa o per togliersi di dosso una pressione per lui fastidiosa. Altri cavalli calciano per vizio, avendo scoperto che questo loro comportamento li aiuta ad ottenere dei rilasci di pressioni o dei vantaggi. Infine alcune femmine, specialmente nel periodo dell’estro, sono particolarmente suscettibili e hanno il calcio molto facile. In tutte le situazioni, il calcio è una reazione istintiva contro una pressione, volontaria o meno, contro una situazione, contro una presenza. Per cui è una conseguenza e sarà nostro compito comprendere la causa scatenante, prima di iniziare ad impostare un lavoro risolutivo. Cercare di risolvere un problema senza saperne l’origine non porterà mai ad una conclusione definitiva.
Individuata la causa, dovremmo agire come per gli esercizi di desensibilizzazione (step 4 del metodo ATH), in quanto il calcio è una reazione dettata dalla parte istintiva del cervello, facendo tuttavia attenzione a non essere colpiti o che il cavallo non colpisca qualche oggetto e si faccia del male. Ricordiamo che la velocità di una reazione nei cavalli è ingestibile per l’es-sere umano, perciò dovremo agire sempre di anticipo. I calci dei cavalli o si vedono o si sentono: se lo vediamo significa che lo abbiamo già schivato.
Avremo avuto cura, prima di iniziare il lavoro, di potenziare tutti gli esercizi di controllo, come il rispetto della capezza, dello spazio personale, il controllo di direzione, il controllo e rispetto dell’imboccatura, il controllo e rispetto delle gambe e rinforzato la parte razionale del cervello del cavallo. Dopo di che creeremo, in maniera controllata, la situazione che stimola il cavallo a calciare e faremo in modo che questa situazione non cessi a seguito del calcio, ma continui a ripetersi.
Nel lavoro da terra sarà fondamentale tenere la testa del cavallo ben piegata verso di noi, per evitare di essere colpiti. Sarà inoltre nostro compito leggere attentamente i segnali inviati dal nostro cavallo. Quasi sempre, prima di calciare e nel rispetto della comunicazione equina, i cavalli avvertono delle loro intenzioni e minacciano prima di passare all’azione. Solo nei soggetti il cui comportamento è ormai radicato negli anni, può mancare la minaccia prima dell’azione.
REAZIONE O EUFORIA?
Spesso i cavalieri inesperti confondono gli atteggiamenti di euforia con le reazioni. I cavalli felici possono esprimere la loro contentezza calciando verso l’aria, come può succedere per esempio quando li liberiamo in paddock dopo un periodo di fermo in box. Questi atteggiamenti non vanno vietati o puniti, fintanto che non diventino pericolosi per il cavaliere, in quanto sono espressione di sentimenti positivi del cavallo. Tuttavia a volte possono trasformarsi in comportamenti eccessivamente confidenziali ed il cavallo tende a farli ad una di-stanza dal cavaliere non di sicurezza. Sta a noi ricordargli il rispetto delle regole nella sicurezza di entrambi.
Si può stimolare il cavallo a calciare toccandolo con lo stick o con la frusta sul posteriore, o con una corda in grassella o sul pastorale della gamba posteriore. Dobbiamo cercare di capire quale nostra azione può stimolare il cavallo a calciare e lo faremo continuare fino a quando non capirà che questa sua reazione non lo può portare ad alcuna soluzione. Sarà quando realizzerà l’inutilità del suo gesto che sceglierà di rinunciare alla reazione e con tutta probabilità vedremo i segnali di relax, già citati nell’articolo riferito alle paure. Quando il calcio si presenta da sella, a causa della pressione della gamba per esempio, terremo la testa ben piegata verso il nostro ginocchio opposto alla gamba che preme, in modo da mantenere il controllo del movimento, e continueremo a ricreare la situazione di pressione.
Il cavallo, come visto da terra, calcerà e calcerà, fino a rendersi conto dell’inutilità del suo gesto.
Logicamente una mancanza di controllo sul cavallo tramite i nostri strumenti renderà molto complessa e pericolosa la risoluzione. In alcuni casi i cavalli imparano a liberarsi dei nostri sistemi di controllo, per poter riuscire nel loro intento. In casi estremi solo un professionista sarà in grado di gestire queste situazioni ed il lavoro che andrà ad applicare verrà ripetuto per mesi, prima di diventare definitivo.
Alcuni lavori, più complessi, prevedono anche di bloccare una gamba del cavallo tramite le balze, in modo che così legato sia impossibilitato a calciare, vanificando di conseguenza la reazione e facendogli invece accettare la situazione da noi proposta. A questi livelli, tuttavia, dovremo avere molta esperienza per poter attuare un esercizio di questo genere, evitando che il cavallo si faccia male e ci faccia del male.
Un errore comune che si fa quando si ha un cavallo che calcia contro altri cavalli o altri oggetti, è quello di allontanarlo dal suo obiettivo piegandone la testa. In questa maniera non faremo che facilitarlo a mettersi in posizione per reagire. Quello che il cavaliere deve invece fare è girare la testa verso l’animale o la cosa che il cavallo vuole calciare, così da dirigere le gambe posteriori altrove.
Un dettaglio che noterete di un cavallo che ama calciare, sarà la sua reticenza a dare le gambe posteriori per la pulizia degli zoccoli. È logico che, essendo quella la sua arma di difesa, difficilmente ci darà la possibilità di renderle inutilizzabile.
In conclusione, un cavallo con l’abitudine di calciare è pericoloso per sé stesso e per gli altri. È nostro compito insegnargli a correggere questo comportamento, comprendendone innanzitutto le cause ed agendo di conseguenza.
CALCIO, RAMPATA, SGROPPATA O SMONTONATA
Il calcio si ha quando il cavallo alza una o entrambe le gambe posteriori in direzione di qualcosa o qualcuno, con l’intento di colpirlo. Non va confuso con la rampata, che invece viene effettuata con le gambe anteriori, sebbene allo stesso scopo. Da sella di solito i cavalieri più inesperti non percepiscono la differenza tra il calcio, la sgroppata e la smontonata. La sgroppata si ha quando il cavallo alza una o entrambe le gambe posteriori, ma senza l’intento di colpire qualcosa. La smontonata invece è il sollevamento contemporaneo di tutti e quattro gli arti con inarcamento della schiena, facendo assumere al cavallo una forma ad arco. Ognuno di questi comportamenti va corretto in maniera diversa, quindi è fondamentale imparare a riconoscerli.