Il caricamento in trailer può diventare un momento frustrante sia per proprietari che per cavalli. Inoltre il rischio di infortunio diventa altissimo se non si ha coscienza di come si sta agendo.
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Le scene che si possono vedere al momento di caricare un
cavallo in trailer possono divenire apocalittiche. I cavalieri vengono spesso presi dallo sconforto e dalla rabbia, mentre i cavalli studiano sistemi di fuga sempre più aggressivi e pericolosi. Le probabilità di un infortunio sono alte e altrettanto alte sono le probabilità di causare un trauma psicologico nel cavallo, oltre al concreto rischio di non riuscire a partire. Avvisiamo fin da subito che non ci sono sistemi rapidi, magie o metodi miracolosi per caricare un cavallo non abituato in tempi brevi. Bisogna iniziare ad insegnare al nostro amico riluttante molto prima di arrivare nei pressi dell’ingresso del trailer o del van. I sistemi di controllo da terra fino alla terza fase del metodo ATH sono tutti necessari e devono esser ben conosciuti dal cavallo. La ragione è che il più delle volte il problema del caricamento è per lo più un fatto di controllo dell’equide. Una buona parte dei problemi sul trailer si risolvono lavorando sugli esercizi di controllo. I casi rimanenti riguardano i cavalli impauriti e i cavalli che rifiutano categoricamente.
I CAVALLI IMPAURITI
Anche se non sembra, i cavalli spaventati dal trailer sono un numero esiguo. La paura può derivare da un’esperienza passata negativa, da un trauma o dall’inesperienza. La necessità di aver già ottenuto gli esercizi di controllo e rispetto sono fondamentali per conquistare la fiducia del cavallo impaurito, così come tutti gli esercizi di razionalizzazione che lo aiuteranno ad affrontare razionalmente i problemi.
Come lavoro preventivo viene richiesto di superare una pedana in legno, per capire se la paura può arrivare dalla sensazione del cavallo di poggiare i piedi su una superficie sotto la quale c’è il vuoto (per sapere come lavorare su una pedana, vedere l’articolo “Le paure inamovibili”) e l’esercizio del corridoio per la gestione degli spazi ristretti (l’esercizio è spiegato nei video ATH allo step #12). Una volta affrontato questa fase propedeutica, ci si può avvicinare al trailer, ma in prima battuta si richiederà all’animale di lavorare ad una distanza ottimale, ovvero al punto in cui il cavallo entra in tensione a causa della presenza del mezzo. Questa distanza sarà soggettiva per ogni cavallo e dovremo imparare a riconoscerla leggendo i segnali che ci invia. Il primo esercizio del metodo ATH è ottimale per attirare a sua attenzione su di noi e a distoglierlo dalla presenza del trailer. Mano a mano che l’attenzione si focalizza su di noi, ci potremmo avvicinare.
Numerosi cambi di mano nel punto più distante dal trailer faranno in modo che l’idea del movimento sia sempre verso il mezzo e mai in fuga da esso. Continuiamo con questa operazione anche verso i lati del trailer, in modo che il cavallo possa ritenere tutta l’area coinvolta in questo esercizio senza vie di fuga. Ottenuta una sufficiente attenzione, poniamoci di fronte all’ingresso, magari sulla pedana dando le spalle al mezzo e, sempre con il primo esercizio, chiediamo al cavallo di fare un semicerchio che comincia su un lato e finisce nell’altro lato. Il fatto che non andiamo ancora a chiedergli di salire lo avrà ormai spiazzato e la paura starà lentamente lasciando il posto alla curiosità. Diversi cavalli a questo punto cambiano atteggiamento e possono diventare più collaborativi o, al contrario, iniziare dei rifiuti categorici, a seconda della loro indole.
Al momento proseguiamo nel caso di un soggetto ancora impaurito. Avendogli mostrato che tutto intorno al trailer non ci sono paure, ma nemmeno vie di fuga, allontaniamoci dalla pedana, in modo da aver sufficiente spazio per chiedergli di attraversarla trasversalmente, ancora senza chiederne la salita. Il metodo è lo stesso che avremo utilizzato per la pedana in legno e lo faremo sia da destra che da sinistra. Solo una volta completata questa serie di esercizi, potremmo cominciare ad affrontare la salita.
CAVALLI CHE RIFIUTANO CATEGORICAMENTE
Questa categoria di cavalli sono concettualmente più semplici da capire, ma lavorativamente più complessi da risolvere. Il trailer è stretto, buio, si muove, fa rumore e ogni volta porta l’animale lontano da casa.
Ci sono moltissime ragioni per le quali il cavallo decida di rifiutare la salita e sono tutte assolutamente motivate. Tuttavia abbiamo la necessità che impari a salire, senza farci sudare sette camicie ogni volta. I livelli di difesa che hanno appreso i cavalli che rifiutano sono diversi ed ognuno è un caso a sé stante. Proviamo comunque a farne un quadro generale per capire l’approccio a questa casistica. Come abbiamo spesso riportato in altri articoli, ogni qualvolta si costringa un cavallo a fare qualcosa, lui penserà a come fare a non essere obbligato di nuovo. È questa forma mentis che porta la situazione a peggiorare di volta in volta e a far sì che il cavallo inventi sempre vie di fuga nuove o più pericolose. Quindi dobbiamo cambiare il nostro approccio al problema. Questo nuovo approccio prevederà di smontare tutte le difese che il cavallo ha appreso e renderle inefficaci, portandolo a trovare come unica soluzione proprio la salita sul trailer. Per far questo è estremamente importante aver analizzato i comportamenti del cavallo, all’inizio in maniera passiva, dopodiché si procederà a pensare a come fare a renderli inefficaci senza tuttavia cercare lo scontro. Ecco alcuni esempi: il cavallo potrebbe cominciare ad indietreggiare una volta vicino al trailer. Soluzione: farlo indietreggiare ancora di più, rendendo la sua difesa un esercizio impegnativo. Il cavallo potrebbe fingere di salire, per poi all’ultimo spostarsi e proseguire all’esterno del trailer. Soluzione: andiamo a farlo lavorare sul lato, facendogli capire che ogni volta che prosegue lungo il fianco, inizierà a lavorare. Ancora, il cavallo potrebbe rimanere immobile davanti all’ingresso. Soluzione: affidiamoci ai nostri livelli di pressione crescente, fino ad ottenere un passo, per poi ricominciare. La coerenza è sempre importante nel lavoro con i cavalli, ma qui è ancor più fondamentale. Un nostro cedimento diventerà una sua vittoria, che ne rinforzerà le difese. Armiamoci di pazienza e caparbietà. Possono volerci ore o, in alcuni casi, diverse sessioni in più giorni. Dipende da quanto il rifiuto è radicato. Il nostro compito è fare in modo che il cavallo esaurisca tutte le sue difese e vie di fuga, convincendosene della loro inutilità. Inter-rompiamo sempre una sessione nel momento in cui abbiamo ottenuto un risultato positivo (un passo avanti, una gamba sulla pedana e via dicendo) e mai in un momento negativo o di rifiuto.
METODI DI CARICAMENTO
Ci sono principalmente tre tipologie di caricamento: con il cavallo in autonomia, con il cavallo a seguito e con il cavallo al fianco. Il più usato è il secondo, ovvero con il cavallo a seguito. Come sistema è il più pericoloso ed è quello che impedisce maggiormente di aver controllo sul cavallo. Personalmente preferisco insegnare per primo il metodo di caricamento in autonomia, ovvero facendo in modo che il cavallo salga da solo, mentre il cavaliere rimane vicino all’ingresso del trailer.
Questa tecnica lavora, inoltre, sulla parte razionale dell’animale, portandolo ad affrontare in prima persona il problema. Per ottenere questo risultato, superati i blocchi di fronte al mezzo, come spiegato prima, non dovremmo far altro che indicare l’ingresso al cavallo e chiedergli di salire con il primo comando del metodo ATH, sempre rimanendo vicini all’ingresso e rilasciando la pressione ad ogni progresso. La pressione che andremo ad applicare aumenterà solo nel caso in cui il cavallo dovesse ignorare le nostre richieste, mentre rimarrà costante nel caso in cui il cavallo dovesse iniziare ad indietreggiare, fino a quando non si otterrà nuovamente del movimento in avanti. Man mano che il cavallo entra nel trailer, dovremmo rilasciare la lunghina, avendo cura che non venga pestata, rischiando di farci ricominciare tutto dall’inizio. Perciò ci servirà una lunghina abbastanza lunga, come le lunghine d’addestramento ATH.
In questa fase lasceremo scegliere al cavallo se salire sul corridoio di destra o di sinistra. Consiglio di iniziare stando a destra del cavallo, in modo che la parte più istintiva abbia il nostro riferimento, mentre la parte più razionale cercherà di gestire la strettoia generata dalla parete. Tuttavia, alla fine, il cavallo dovrà poter salire sia nel corridoio di destra, che in quello di sinistra, con la nostra presenza sia alla sua destra, che alla sua sinistra. Ricordiamo che, come visto per le paure inamovibili, la pressione va rilasciata ad ogni progresso, in modo da far avanzare il cavallo un passo alla volta.
Nel momento in cui invece l’animale si metterà in analisi del mezzo, annusando, raspando o guardando, lo lasceremo privo di pressioni . Cerchiamo di non farci prendere dalla fretta. Mettere pressione quando il cavallo è in fase di studio della situazione, può fargli associare la scomodità al trailer, compromettendo tutto il lavoro fatto fino a qui e costringendoci a ricominciare dall’inizio. Attenzione tuttavia anche ai soggetti che fingono di mostrare interesse solo per ottenere il rilascio di pressione. In quel caso sarà la nostra esperienza a farci capire in quale situazione ci troviamo.
Una volta che il cavallo è salito completamente, non affrettiamoci a mettere il blocco posteriore, altrimenti il cavallo si sentirà immediatamente in trappola, pentendosi di essersi fidato di noi. Vediamo invece cosa succede nei momenti successivi e nel caso in cui decidesse di scendere di sua iniziativa, lo lasceremo fare e non appena è con i quattro piedi a terra, lo metteremo in lavoro. Il nostro obiettivo è fargli capire che se scende, troverà del lavoro, mentre se rimane sul trailer, potrà riposare. Se riusciamo a fargli fare questo collegamento, il cavallo cercherà di salire quanto prima, per evitare di lavorare.
Un’altra cosa da osservare durante il caricamento è la posizione della testa del cavallo: dove la testa è direzionata, lì lui andrà. Questo ci permette di capire in anticipo quali saranno le sue intenzioni di lì a breve, quindi facciamo in modo che la sua testa rimanga indirizzata verso l’interno del trailer, correggendola con la capezza.
Nella salita con il cavallo a fianco, si sale sul mezzo rimanendo all’altezza della spalla dell’animale, ma nella postazione vicina alla sua, se presente . Questa tecnica ci permette di controllare i suoi movimenti e di applicare pressione in caso di blocco dell’avanzamento. Inoltre saremo in una posizione di sicurezza nell’eventualità di reazioni o di fuga indietro, che potremmo seguire senza essere intralciati dalla struttura del trailer. Nell’ultima tipologia di caricamento, la salita con il cavallo a seguito, ci troviamo con l’animale dietro di noi, mentre lo precediamo. Questa soluzione ci mette in una posizione di pericolo nel caso di una reazione, non avendo alcuna via di fuga. Inoltre non ci permette di applicare pressioni, se non quella sulla capezza e nei vari passaggi sotto le barre di contenimento, rischiamo di perdere il controllo del cavallo. Una volta che il cavallo è salito e rimane stabilmente dentro il trailer, non andiamo a legarlo subito, in quanto, in caso di reazione, l’animale rischierebbe di farsi male molto seriamente. Potrebbe scivolare a terra o, nel caso di rottura della lunghina o della capezza, potrebbe ribaltarsi nel mezzo, con le evidenti conseguenze. Quindi per prima cosa, si deve chiudere la barra di contenimento posteriore e solo successivamente lo si può legare, corto, davanti. Altra motivazione che porta dei vantaggi al caricamento in autonomia e al caricamento a lato del cavallo.
Se il cavallo rifiutava la salita da diverso tempo, non mettiamolo immediatamente in viaggio. Procediamo sempre per gradi, quindi per alcuni giorni carichiamolo ed allunghiamo i tempi di permanenza all’interno del mezzo. Solo quando lo vedremo tranquillo e rilassato, potremmo effettuare dei piccoli viaggi con partenza ed arrivo nello stesso punto, in modo che il cavallo non associ il viaggio ad un allontanamento da casa. Pian piano i viaggi diventeranno sempre più lunghi e potranno essere associati a piccole sessioni di lavoro fuori casa. Quando vedremo il cavallo a suo agio nel viaggio di andata e ritorno, avremo vinto la paura o il rifiuto per il trailer.
Per la discesa, ci possiamo posizionare lateralmente alla rampa di uscita e applichiamo una leggera pressione sulla capezza, tramite la lunghina, che avremmo slegato e fatto passare sul fianco del cavallo e la manteniamo finchè non otteniamo un passo indietro. Al che rilasceremo la pressione, dopo qualche secondo la riapplicheremo e così continueremo fino a completa discesa del cavallo. Altra possibilità è quella di posizionarsi di fronte al cavallo e dopo aver fatto passare la lunghina sotto la barra anteriore, applicheremo una leggera pressione verso il petto del cavallo, in modo che la capezza agisca sul naso e ad ogni passo, rilasceremo la pressione. Ovviamente per prima cosa va slegato il cavallo, poi rimossa la barra di contenimento posteriore e infine si richiede al cavallo la discesa. Dovesse scendere in maniera troppo rapida, come fosse una reazione di fuga dal mezzo, facciamolo lavorare non appena giunto a terra e poi lo faremo risalire. Fino a quando non scenderà in maniera rilassata e controllata, continueremo con questa correzione.
Il lavoro di caricamento si andrà adattando al mezzo sul quale andremo a caricare il cavallo, valutando bene gli spazi, possibili vie di fuga dell’animale e posizioni di sicurezza per noi.
COME METTERE LE PRESSIONI?
Ci sono vari modi per applicare pressioni al cavallo durante il caricamento in trailer. La prima, come sempre, è il nostro sguardo nella direzione in cui ci aspettiamo che esso vada. La voce sarà il rinforzo della richiesta, con il braccio nella direzione. Poi possiamo usare la lunghina, come negli esercizi passati del metodo ATH. Talvolta però la lunghina può essere scomoda, per via della posizione o perché siamo già all’interno del trailer. Perciò possiamo utilizzare uno stick o un frustino corto. L’utilizzo è sempre per livelli di pressione, quindi si comincerà avvicinando lo strumento, muovendolo uno o due volte nella direzione voluta, senza colpire il cavallo. In mancanza di risposta, cominceremo a picchiettare, poi aumentiamo e aumentiamo fino ad ottenere una risposta. Dopodiché rilasceremo immediatamente, per poi ricominciare dallo sguardo. Il punto su cui applicare la pressione, dipende da dove ci troveremo più comodi. Personalmente preferisco associare al tocco dello stick sul garrese il movimento in avanti. Per essere sicuro che il cavallo comprenda bene la mia richiesta, la eseguo fuori dal trailer, in modo che lui possa concentrarsi completamente e serenamente su quella pressione. La zona del garrese è comoda, perché non interferisce con altre richieste ed è facilmente raggiungibile durante il caricamento.